La Cappella di Teodolinda nel Duomo di Monza.
La regina bianca torna a splendere in un capolavoro del gotico internazionale.
La visita sui ponteggi (fino ad aprile) è imperdibile!

Cinquecento metri
quadrati di pittura, dipanati su 5 registri, in 45 scene, con 800
motivi tematici. È la più vasta impresa di decorazione del gotico
internazionale. Una Assisi lombarda. Uno scrigno d'oro e di
lapislazzuli che lascia interdetti per la ricchezza e lo splendore.
Dentro il Duomo di Monza, accanto all'altare neoclassico
dell'Appiani, nella cappella che custodisce la celebre corona ferrea
– che cinse i Re d'Italia dal Medioevo all'Ottocento e la leggenda
dice forgiata col ferro di uno dei chiodi della Croce di Cristo – è
conservato un capolavoro dell'arte del Quattrocento restituito oggi
al pubblico dopo sei anni di accuratissimi restauri. Allestita ancora
come un cantiere, con i ponteggi montati nel centro dello spazio per
permettere ai visitatori di arrampicarsi fino alla volta e di
ammirare da vicino ogni immagine e migliaia di dettagli, la Cappella
di Teodolinda incanta con le storie cortesi della regina longobarda
che fece costruire il Duomo di Monza come una cappella palatina. Un
tempio per accogliere le sue spoglie che, ottocento anni dopo, in
epoca gotica, quando venne rimaneggiato, vide la bottega milanese dei
fratelli Zavattari e una squadra di sedici pittori al loro servizio,
offrire alla memoria dell'antica regina un'ala della basilica
decorata al pari di un santuario. Ecco allora la sua figura candida
ed elegante, vestita alla moda del ducato, riccioli d'oro e pelle
eburnea, dominare ogni capitolo di un romanzo cavalleresco.
Teodolinda giovane e volitiva alla corte bavarese del padre, che
concede la sua mano ad Autari re dei Longobardi. Teodolinda che
festeggia le sue nozze e beve vino da coppe gemmate. Teodolinda,
regina vedova, che seppellisce, a un solo anno dal matrimonio, il
primo marito e prende in sposo Agiulfo, il duca di Torino. E, ancora,
Teodolinda che sogna la sua chiesa, abbraccia la fede cattolica e
posa la prima pietra del Duomo, rinnegando i simboli pagani per
garantire unità al regno. In una profusione di pastiglie dorate e
colori brillanti, sottratti alla polvere e ai danni del tempo dalle
mani della restauratrice Anna Lucchini e del suo team, autori di
un'intervento che è costato (alla Regione, alla Fondazione Cariplo,
alla Fondazione Marignoli e al World Monuments Fund) quasi 3milioni
di euro, prendono forma episodi di caccia, banchetti, cortei, animati
da migliaia di personaggi e dalla loro regina bianca. Un racconto
corale conquista ogni angolo di superficie, si incunea fra gli
spigoli, costruisce architetture illusionistiche, prospettive
coraggiose. I volti, le acconciature, i gioielli, i calzari, i gesti,
gli sguardi, sono teatro allo stato puro. Meglio ancora se visti
dall'alto delle impalcature, con una visione che abbraccia il ciclo a
360 gradi. L'opportunità di salire è offerta al pubblico fino al
aprile, ma la prenotazione è d'obbligo (dal 16 febbraio al numero
039.326383).
(da La Repubblica, Milano, sabato 7 febbraio 2015)