mercoledì 28 gennaio 2015
domenica 18 gennaio 2015
La mostra (da non perdere)
New York, Texas.
Le foto di Wenders, coast to coast.
Oggi, su Repubblica, la mia recensione alla mostra che Varese dedica agli scatti del regista tedesco.
A Villa Panza come alla Fondazione Beyeler di Basilea.
Dove l'arte contemporanea (e la qualità) è di casa.
Tutti in edicola!
Le foto di Wenders, coast to coast.
Oggi, su Repubblica, la mia recensione alla mostra che Varese dedica agli scatti del regista tedesco.
A Villa Panza come alla Fondazione Beyeler di Basilea.
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mercoledì 14 gennaio 2015
Scusate il ritardo!

Nei prossimi giorni seguiranno nuovi post, aggiornati e pungenti, per mantenere fede alla tradizione del blog.
Nel frattempo, segnalo una mostra gustosa, allestita al Palazzo delle Paure di Lecco.
Riscoperta allegra di un pittore moderno che dipingeva all'antica.
Nel 1937 una sua opera fu
presentata all'Esposizione Universale di Parigi. Era un bel paesaggio
dal sapore romantico che si aggiudicò le lodi della giuria e una
medaglia d'oro. Sarà per via di questo entusiasmo per il suo lavoro
che Donato Frisia (1883-1953) non si accorse di quello che gli
accadeva intorno. Del fatto che Picasso aveva esposto, a pochi metri
da lui e nello scalpore generale, Guernica. O
che, solo tre anni prima, la galleria del Milione – dove si
fermava spesso di passaggio a Milano – aveva ospitato Kandinsky
lasciando l'Italia a bocca aperta davanti alle sue forme astratte nel
vuoto. Forte dei consensi che il pubblico conservatore dimostrava
verso i suoi nudi classicheggianti, le vedute esotiche, i panorami
glamour, di Portofino, Venezia, Bardonecchia, Frisia non si preoccupò
di aggiornare il suo stile tecnicamente perfetto, formatosi a Brera,
alle lezioni di Tallone, Boito o Butti, per sposare modi moderni.
Rimase felicemente all'oscuro delle novità che stavano
rivoluzionando il mondo dell'arte. Una splendida retroguardia,
insomma, a cui il Comune di Lecco, pensando alle sue origini
brianzole (nonostante le trasferte, visse tutta la vita a Merate)
dedica oggi una retrospettiva, curata da Mario Casiraghi e Aldo Mari,
che riscopre questa figura all'antica. Dietro la barba folta e
riccia, un po' alla Gustave Klimt, col cravattino strizzato sul
collo, dipingeva immagini che gli erano rimaste negli occhi nel corso
dei lunghi viaggi: i minareti di Costantinopoli, il deserto del
Marocco, i picchi delle Alpi o le belle donne in posa, memori dei
ritratti languidi di Boldini, ma immerse nelle atmosfere sospese del
ritorno all'ordine. Opere candide, dalla pennellata serena, mai
stressata dalle urgenze di una denunzia, dai drammi della guerra
(quando schizzava volti dei compagni al fronte), dalle tensioni
dell'era meccanica e, soprattutto, immuni dalle ricerche degli amici
parigini. Che si chiamavano proprio Picasso o Modigliani.
Quest'ultimo lo ritrasse in alcuni disegni. Lui ne fu felice, ma non
fece un plissé. E continuò a dipingere scenari ariosi, spaziando
dal “suo” lago di Como fino all'Isola di Malta, in un ciclo di
acquerelli poetici che il Ministero dell'Istruzione gli commissionò
nel 1932.
Lecco, Palazzo delle
Paure, p.zza XX settembre 22, fino al 1 febbraio, info 0341.481247.
(da La Repubblica, sabato 19 gennaio 2015)
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