Art-bonus.
Costi e benefici della nuova riforma Franceschini.
Ne hanno parlato ieri, al Chiostro di Voltorre, esperti giuristi, economisti e storici dell'arte.
Oltre a imprese pronte a sponsorizzare la cultura, a fronte di agevolazioni fiscali.
Appuntamento (su queste pagine) per un resoconto della giornata.
La speranza è l'ultima a morire... anche a Pompei!
Che attende fiduciosa i frutti del decreto.
venerdì 12 dicembre 2014
domenica 7 dicembre 2014
A proposito di parrucchieri
Evviva la donna bionica con la chioma spettinata.

Premetto che, di norma, non amo gli
articoli che incensano le donne lavoratrici, le mamme wonder woman,
il multitasking femminile inteso come condizione eccezionale ed
encomiabile. Non li amo perché penso sempre che, incensare una cosa,
contribuisca a metterne in evidenza la rarità. Mentre la figura
della “donna in carriera” (o semplicemente della donna che si fa
un paiolo così per mantenere se stessa e gli altri) è una costante,
un dato acquisito e, come tale, dovrebbe essere considerato e
rispettato. Senza retorica.

Detto ciò, sfogliando l'ultimo numero
di D di Repubblica, mi sono imbattuta ieri in un servizio sulla top
model brasiliana di origine tedesca, Gisele Bündchen che, a 34 anni,
pare sia la modella più pagata del mondo. Ovviamente bellissima,
mamma di due figli e ragazza copertina di Chanel N.5.
In un occhiello l'articolo recita: «Su
internet ha postato una foto da mamma bionica, in cui allatta la
piccola Vivian, circondata da una folla di manicure, truccatori e
parrucchieri».
Felice per Gisele, ma mi sembra che il
titolista abbia uno strano concetto di donna bionica. In base alla
mia esperienza, la cyber-mamma è quella che, mentre allatta, studia,
fa concorsi, colloqui, risponde alle mail, al telefono, al fax,
consola la collega depressa, coccola il marito disoccupato, completa progetti
in notturna da consegnare in ufficio il giorno seguente, e intanto
carica la lavatrice, surgela gli avanzi e porta a spasso il cane
moderando una conference call. E, la vera mamma bionica – cara
Gisele (e caro titolista snobbone) – generalmente non guadagna 47
milioni di dollari in un anno; va dal parrucchiere quando la
ricrescita è larga come la faglia di Sant'Andrea e, durante le
riunioni, nasconde le mani sotto i block notes, perché ha passato la
notte a mangiarsi le unghie dallo stress.
Giuro che, da domani, torno a parlare
di arte!
mercoledì 3 dicembre 2014
Forte e Chiara
Lezioni di sostenibilità dal
parrucchiere.
Che ha più stile di Expo.
E più rispetto delle nostre risorse.

Strano ma vero, fra uno
shampoo e una phonata, mi racconta con orgoglio la storia di
un'azienda specialista in prodotti per i capelli che, a Parma, da
trent'anni pensa alla bellezza nel rispetto dell'ambiente. Ciò vuol
dire che, in flaconi di plastica riciclata e riciclabile (dopo aver
finito il balsamo potete usarli per metterci anche il latte o la
salsa!), vengono conservati trattamenti per la chioma a impatto zero
per il pianeta.
Realizzati servendosi
solo di risorse energetiche rinnovabili e attingendo ai principi
attivi di frutta e verdura fornita da produttori altrettanto bio,
ecco allora colori, spume, creme e conditioner fatti coi pomodori e i
cetrioli, con le piante medicinali e aromatiche, con amidi naturali,
estratti di malto, nocciole, mirto, rucola o sambuco, oli di oliva e
latte di mandorla. Ricette per uno styling ecologico che ha aderito,
da qualche anno, al progetto LifeGate's contro le emissioni di Co2
generate dalla produzione dei packaging, secondo quanto
stabilito dal Protocollo di Kyoto.
Ma è possibile che
questa lezione di sostenibilità venga da un salone di bellezza,
mentre da Expo arrivano solo messaggi stile masterchef? Io,
invece dei segreti culinari per scoprire come cuocere i bucatini, mi
aspetterei di trovare l'anno prossimo, in tavola, argomenti come
questi: che parlino di prodotti naturali, riduzione degli impatti
ambientali, distribuzione a km zero, cooperazione fra aziende...
perché i banchetti coi piatti tipici si possono trovare nella food-court di qualsiasi mall di provincia.
Per concludere, nel caso
vi interessi la lavata di capo "equa e solidale", l'azienda di Parma si
chiama Davines, ha un sito ricco di spiegazioni e, per la cronaca, io
ho testato i prodotti con ottimi risultati, compreso lo shampoo al
pomodoro, che non mi ha trasformata in un vegetale ma mi ha regalato
una una pettinatura liscia come l'olio. Extravergine, of course...
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