Bramantino.
L'ermetico lombardo. A Lugano.

I Santi dalla pelle
lunare, la Madonne assorte nei pensieri più inquieti, le atmosfere
glaciali, il silenzio metafisico. Le immagini del Bramantino si
riconoscono subito dalla dose di ansietà chiusa in ogni dettaglio.
Le scogliere aguzze dentro cui sono scavati templi arcaici, come
scenografie di un'era futura. I personaggi ambigui che si muovono
nell'ombra, estranei alle iconografie classiche, imperatori romani,
sibille o poeti greci assiepati ai margini di una natività, sullo
sfondo di un compianto. E, ancora, i simboli oscuri, indecifrabili,
una conchiglia spezzata, un turbante mediorientale, uno zoo di
creature misteriose che giocano a nascondino fra i piedi degli
apostoli scalzi. Con un soprannome che tradiva un debito verso il
genio (Bramante) marchigiano, di cui fu allievo protetto, sin dal suo
approdo da Bergamo a Milano nel 1486, Bartolomeo Suardi (1465-1530)
s'è guadagnato nel Novecento – per merito delle sue sciarade
elette a forma d'arte – un altro epiteto attraente. “L’ermetico
lombardo” lo battezzò infatti lo storico Gian Alberto Dell’Acqua
pensando agli enigmi di un autore coltissimo cui si deve la grande
svolta della pittura in Lombardia, passata dal naturalismo
tradizionale alla maniera moderna, intellettuale, assoluta del suo
Rinascimento cerebrale. Lo racconta bene, per tappe e per raffronti
con le ricerche di maestri e discepoli, la mostra curata da Mauro
Natale al Museo Cantonale di Lugano dove cinquanta opere svelano
tutto il suo percorso. La formazione da orafo, la collaborazione con
Bramante, il viaggio a Roma e il ritorno umiliato dalle dolcezze
“facili” di Raffaello, la maturità di stile e l'influsso che
esercitò su Luini e Zenale. Passando dalle tavole giovanili, una
Madonna spigolosa del Fine Arts di Boston, ai capolavori come
L'adorazione della National di Londra, fino all'ultima
Fuga
in Egitto, custodita in Ticino, nel santuario di Orselina, e
restaurata in occasione della mostra, il dubbio sorge spontaneo:
perché, mentre Milano sventola le mostre di Chagall o Van Gogh,
tocca agli svizzeri presentare uno studio rigoroso su un talento
milanese che, due anni fa, al Castello Sforzesco, conquistò a fatica
una mostra con soli pezzi a km zero?
(da La Repubblica, 18 ottobre 2014)
Museo Cantonale, Lugano, via Canova 10,
fino al 11 gennaio, mar 14-18 mer-dom 10-18
info 0041.91.8157971.
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