So che è Natale e che
dovremmo essere tutti più buoni, ma quando sento l'assessore alla
cultura di Milano Filippo Del Corno annunciare una giornata di
celebrazioni per i centocinquant'anni dalla morte di Edvard Munch
(1863-1944) – abbiate pazienza – mi viene il nervoso. E non
perché sia nemica di Munch, ma perché mi chiedo se un autore così
lontano, seppur straordinario, dalla nostra storia, possa diventare
una priorità nei programmi culturali della città, quando vengono al
contrario dimenticati artisti che, la nostra storia, l'hanno fatta
davvero. Faccio qualche nome.

Agostino Bonalumi
(1935-2013), stessa epoca di Manzoni, stessa ricerca piegata verso i
confini dell'astrazione, guidata da un sesto senso per lo spazio
nelle sue tele che flettevano come onde, ci ha lasciati a settembre.
Abitava a Vimercate. Gli hanno reso omaggio in questi giorni le
Gallerie di Piazza Scala, con talk e una visita alle opere in
collezione. Di istituzionale, il deserto.
Franco Rognoni
(1913-1999), a cent'anni dalla nascita, neanche una parola. Era un
artista di grande poesia, le sue immagini di donne in cammino nella
notte, fra i fumi della città, arricchirono il realismo lirico di
una certa arte fantastica, legata al lascito di Licini. Esistono
opere sue nei depositi del Museo del Novecento. E lì sono rimaste!
Anni fa (dieci per la precisione, altra coincidenza, altro
anniversario) la Rotonda della Besana gli dedicò una bella
antologica. Oggi siamo troppo impegnati a ospitare i traslochi dai
depositi del Pompidou (da cui arrivano le mostre su Kandinsky e il
Volto del Novecento), per vedere cosa nascondiamo nei nostri.
Gianni Colombo
(1937-1993) ha segnato gli studi sulla percezione dello spazio con
opere cinetiche che hanno trascinato lo spettatore al centro del
quadro rendendolo protagonista dell'opera e della visione, come
dimostra un “ambiente” davvero psichedelico ricostruito
all'ultimo piano del Museo del Novecento. Sono passati vent'anni
dalla sua morte. Non mi pare che qualcuno lo abbia detto.
Come già scritto nel
blog precedente, un paio di settimane fa è scomparso anche Giancarlo
Cazzaniga (1930-2013). Trovo sul web solo un trafiletto di Artribune
che ne parla affettuosamente come di “uno degli artisti del
Jamaica. Protagonista del Realismo Esistenziale, espose due volte
alla Biennale di Venezia”. Dall'assessorato: il vuoto pneumatico.
Mi verrebbe da citare –
uscendo un po' fuori del mio campo – anche Vittorio Sereni
(1913-1983) con un altro doppio anniversario, cent'anni dalla
nascita, trent'anni dalla morte, insieme al coetaneo Piero Chiara
(1913-1986). Mi sembra che l'Università Cattolica abbia dedicato al
primo un convegno.
So che i 200 anni dalla nascita di Giuseppe Verdi hanno esaurito le energie del Comune e intasato la città di celebrazioni. Però (s)piace ricordare che Sereni “scrisse” un capitolo importante della storia della letteratura italiana del Novecento. Se Del Corno ha trovato un soffio di energie per ricordare Munch, forse avrebbe potuto risparmiarle per concentrarsi sui nostri illustri morti milanesi, invece di andare a prenderne uno norvegese. Ma forse, sotto Natale, la neve, il freddo, il nord, le slitte, fanno più tendenza di una sana rispolverata della nostra memoria.
So che i 200 anni dalla nascita di Giuseppe Verdi hanno esaurito le energie del Comune e intasato la città di celebrazioni. Però (s)piace ricordare che Sereni “scrisse” un capitolo importante della storia della letteratura italiana del Novecento. Se Del Corno ha trovato un soffio di energie per ricordare Munch, forse avrebbe potuto risparmiarle per concentrarsi sui nostri illustri morti milanesi, invece di andare a prenderne uno norvegese. Ma forse, sotto Natale, la neve, il freddo, il nord, le slitte, fanno più tendenza di una sana rispolverata della nostra memoria.
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